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Stato patrimoniale: come si fa? Guida alla redazione

Stato patrimoniale: come si fa? Guida alla redazione

Da Virginia Fabris

Aggiornato il 20 aprile 2022, pubblicato il 22 marzo 2021

Lo stato patrimoniale è un documento contabile di importanza centrale non solo per il fisco, ma anche per la contabilità interna all’azienda. Una sua corretta redazione consente, infatti, di tenere sotto controllo la salute economica e finanziaria dell’azienda, oltre a permettere di essere in regola con il fisco.

Ma come si mettono in pratica le nozioni contabili al fine di redigere un corretto stato patrimoniale? O, in altre parole, come si fa uno stato patrimoniale? La risposta a questa domanda ti sarà fornita in questo articolo: qui troverai tutte le istruzioni per una corretta redazione del tuo stato patrimoniale!

Stato patrimoniale: cos’è?

Lo stato patrimoniale è un documento contabile che fornisce informazioni ed un’analisi dettagliata riguardo alle risorse finanziarie di cui un’azienda dispone in un dato momento.

Insieme al conto economico, al resoconto finanziario e alla nota integrativa, forma il bilancio d’esercizio. In particolare, è regolato dagli articoli 2423 e 2424 del Codice Civile. Lo stato patrimoniale si prefigge lo scopo d'informare sulla situazione economico-finanziaria di un’impresa e sul suo sviluppo, permettendone dunque un’analisi approfondita. Risulta dunque un documento molto utile per ogni direttore d’azienda.

Il bilancio d’esercizio

Lo stato patrimoniale fa parte del bilancio di esercizio. Ricordati, che questo dossier di documenti contabili ufficiali è obbligatorio per legge, e va redatto alla fine di ogni esercizio contabile.

Ciò significa, che ogni azienda è tenuta, tramite norme stabilite per decreto legislativo, a presentare al fisco ogni documento facente parte del bilancio d’esercizio. Per questo motivo, una corretta redazione dei documenti contabili è un presupposto essenziale per ogni imprenditore che voglia tenere una contabilità aziendale corretta. Può sembrare eccessivamente laborioso e lungo in termini di tempistiche, ma risulta essere molto utile nella gestione della tua attività e ti permetterà di monitorarla in modo ottimale.

Il bilancio d’esercizio è, in particolare, un riflesso dello stato delle risorse economiche e finanziarie di un’azienda ed è formato dai seguenti documenti contabili:

  1. Il conto economico: documento che riporta le entrate e le uscite aziendali e fornisce informazioni sul reddito disponibile. Nello specifico, esso fornisce le indicazioni sugli elementi a flusso dell’azienda (costi e ricavi);
  2. Lo stato patrimoniale: fornisce dettagli sull’ insieme di beni e di capitale di cui un’impresa dispone. Questo documento elenca le risorse disponibili e i debiti dell’azienda, ovvero grandezze misurabili in ogni istante;
  3. Il rendiconto finanziario: informa sulle transazioni finanziarie effettuate da o nei confronti dell’azienda avvenute in un dato periodo;
  4. La nota integrativa: corrisponde a una nota d’integrazione delle informazioni contenute nello stato patrimoniale e nel conto economico.

Che cosa include lo stato patrimoniale?

Lo stato patrimoniale, insieme al conto economico, costituisce la “componente numerica” del bilancio d’esercizio. Nello specifico, esso corrisponde al resoconto di un’azienda in termini economici.

Infatti, lo stato patrimoniale definisce la struttura patrimoniale e la situazione finanziaria di un’azienda. Tramite le informazioni fornite, lo stato patrimoniale consente di fare collegamenti tra gli investimenti effettuati e le fonti di finanziamento.

Per questo motivo, lo stato patrimoniale deve avere una struttura adeguata che consenta di analizzare sia la componente patrimoniale, che quella finanziaria in modo chiaro e sistematico. Ecco perché lo stato patrimoniale va sviluppato in due sezioni che, graficamente, corrispondono a una tabella. In essa dovranno figurare le voci delle:

  1. Attività, corrispondenti a ciò che l’azienda investe, ovvero le risorse a sua disposizione e la loro modalità di utilizzo. In questa sezione vengono fornite informazioni qualitative e quantitative su beni e investimenti dell’azienda (ad esempio: terreni, crediti, liquidità, ecc.), nonché sulla distribuzione di fondi.
  2. Passività, corrispondenti alle fonti tramite cui l’azienda copre le sue attività. Questa sezione è dedicata all’indicazione dei dati riguardanti l’origine di fonti e finanziamenti aziendali.

☝ Per lo stato patrimoniale, vale la regola generale che l’attivo e il passivo devono sempre essere in pareggio (attività = passività). Si parla, infatti, del presupposto del pareggio di bilancio. In caso di mancata sussistenza di quest'ultimo, sarà necessario rivedere e correggere lo stato patrimoniale, provvedendo a rettificare l’errore sicuramente presente.

Stato patrimoniale riclassificato

Oltre allo stato patrimoniale vero e proprio, esiste anche lo stato patrimoniale riclassificato. Questo è un documento frutto della riorganizzazione delle informazioni contenute nello stato patrimoniale.

Lo stato patrimoniale riclassificato è redatto con l’obiettivo di rielaborare il contenuto dello stato patrimoniale. Il fine che persegue è quello di evidenziare la natura degli investimenti riportati nelle attività e la composizione delle fonti di finanziamento espresse nelle passività.

Lo stato patrimoniale riclassificato non è un documento obbligatorio, che va necessariamente depositato come gli altri elementi contabili. Costituisce, invece, una struttura analitica realizzata da e per l’azienda. Esso, dunque, svolge più che altro funzionalità aziendali, non tanto civili.

Stato patrimoniale nella pratica: come si fa?

Ora che abbiamo definito cos’è lo stato patrimoniale e in che cornice va inquadrato, possiamo passare alle indicazioni pratiche di redazione secondo il criterio indicato dai principi contabili nazionali OIC (Organismo Italiano di Contabilità).

Come si fa nella pratica uno stato patrimoniale? Concentrati sui prossimi step e lo stato patrimoniale diventerà per te facile come bere un bicchier d’acqua…

Struttura di base

Come abbiamo capito, lo stato patrimoniale corrisponde a una classificazione delle voci di bilancio. Queste ultime vengono, però, registrate rispettivamente seguendo un’organizzazione verticale all’interno di una tabella a due colonne, generando così un prospetto a sezioni contrapposte.

In questo prospetto, le attività, ovvero gli impieghi della ricchezza aziendale, vengono riportate nella colonna sinistra dello stato patrimoniale. Le attività vengono classificate in base alla destinazione economica dei beni. Le passività, invece, vengono allocate nella parte destra del documento. La classificazione verticale all’interno di uno stato patrimoniale avviene in base a diversi aspetti:

  • la funzione delle voci di bilancio all’interno dell’azienda;
  • il grado di liquidità, in ordine crescente: dalla meno liquida in alto, alla più liquida in basso;
  • il grado di esigibilità, in ordine crescente: dalla meno esigibile in alto, alla più esigibile in basso;

Di seguito ti proponiamo un esempio di stato patrimoniale in cui compaiono le attività e le passività e i valori a esse assegnati:

Esercizisvolti.net

La sezione dell’attivo

Vediamo di seguito quali dati far rientrare nella sezione dell’attivo, corrispondente alla colonna a sinistra dello stato patrimoniale. Esso permette di rispondere al seguente interrogativo: come viene investito o utilizzato il denaro che l’impresa ha a sua disposizione?

Ricordiamo che, nella colonna delle attività, si fa riferimento a tutti gli investimenti fatti dall’azienda. Ciò significa, che, tramite i dati forniti, si forniscono informazioni su come sono state utilizzate le risorse, ovvero il capitale di cui l’azienda dispone. Le attività corrispondono al valore economico positivo, in cui le voci principali corrispondono a quattro macro-classi:

  1. Crediti verso i soci per versamenti ancora dovuti, che corrispondono alle quote di partecipazione dei soci all’azienda, quali:
    1. Capitale sociale: si tratta della parte di capitale dell’impresa che hanno fornito i soci o gli azionisti. Può essere anche denominato Capitale di Rischio, poiché in caso di chiusura dell’azienda, verrà rimborsato per ultimo, dopo tutte le passività e dopo aver liquidato tutto l’attivo;
    2. Riserva da soprapprezzo delle azioni: è definita nel Codice Civile come quella riserva di capitale data dalla differenza tra il valore dell’emissione delle azioni superiore alla pari (ossia più alto del valore nominale dell’azienda) e il prezzo nominale delle azioni stesse;
    3. Riserve di rivalutazione: si tratta delle della rivalutazione di alcuni dei beni patrimoniali dell’impresa. Le si trova nella parte dedicata al passivo del bilancio, all’interno della sezione del patrimonio netto;
    4. Riserva legale: questo tipo di riserva è obbligatorio da prevedere ai sensi della legge. Infatti, il suo compito è quello di proteggere l’azienda in caso di problemi di perdita, in modo tale da preservare il capitale sociale. In caso di utilizzo di questo riserva, deve essere recuperata il prima possibile. In nessun caso, le somme in essa contenute, vanno cedute ai soci ;
    5. Riserve statuarie: si tratta di tutte quelle riserve precedentemente stabilite nello statuto dell’impresa. E dunque prevista al momento della formazione della società. Funge principalmente da tutela per in caso di cessazione delle attività;
    6. Riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi: si tratta delle variazioni di fair value ;
    7. Altre riserve distintamente indicate: si tratta d’indicare tutte le riserve che non sono state classificate all’interno delle precedenti sezioni del patrimonio netto;
    8. Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio: questa sezione è specificamente dedicata alla registrazione dell’acquisto di azioni proprie;
    9. Utili (perdite) portati a nuovo: si tratta di elementi che saranno destinati a far parte del capitale netto nel corso dell’esercizio contabile successivo. Infatti, questi utili non saranno ceduti agli azionisti né posti in riserva facoltativa;
    10. Utile (perdita) dell’esercizio: corrisponde al risultato positivo (in caso di utile) o negativo (in caso di perdita) ed è uguale alla differenza tra i ricavi ottenuti e le spese sostenute dall’impresa;

I crediti sopra citati riguardano le sottoscrizioni di capitale che non sono ancora versate.

☝ Nelle società di capitale, a fronte di una sottoscrizione, è previsto l’obbligo per il socio di versare solo i tre decimi del capitale. Tuttavia, il socio si impegna a pagare il saldo nel caso di “richiamo” della società.

Perché il bilancio risulti chiaro, è meglio indicare separatamente la parte già “richiamata”.

  1. Immobilizzazioni sono definite dall’art. 2424 bis come beni che possono essere utilizzati in azienda a lungo termine e dalla quale essa può trarre benefici, quali:
    1. Immobilizzazioni materiali: si tratta di beni materiali tangibili (attrezzature, impianti, macchinari, fabbricati, mobili e arredi, macchine aziendali, ecc.). Esse vengono denominate anche immobilizzazioni tecniche poiché considerate fattori produttivi di cui l’azienda si serve per lo svolgimento delle sue attività. Sono presentate come segue nello stato patrimoniale, secondo l’art. 2424:

IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI
1. Terreni e fabbricati
2. Impianti e macchinari
3. Attrezzature industriali e commerciali
4. Altri beni
5.  Immobilizzazioni in corso e acconti

b. Immobilizzazioni immateriali: corrispondono a beni immateriali intangibili (marchi commerciali, software, costi di sviluppo, costi di ampliamento e impianto, costi di sviluppo, pubblicità e ricerca, ecc.). Sono rappresentate come segue in uno stato patrimoniale:

IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI
1. Costi di impianto e di ampliamento
2. Costi di sviluppo
3. Diritti di brevetto industriale e diritto di utilizzazione delle opere dell’ingegno
4. Concessioni, licenze, marchi e diritti simili
5. Avviamento
6. Immobilizzazioni in corso e acconti
7. Altre

c. Immobilizzazioni finanziarie: cioè investimenti durevoli che rimarranno nel patrimonio dell’azienda per più esercizi (partecipazioni in altre aziende, crediti di finanziamento a medio-lungo termine, ecc.). Ecco la loro rappresentazione nello stato patrimoniale:

IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE

1. Partecipazioni in:

    a. imprese controllate

    b. imprese collegate

    c. imprese controllanti

    d. imprese sottoposte al controllo delle controllanti

    e. altre imprese

2. Crediti:

    a. imprese controllate

    b. imprese collegate

    c. imprese controllanti

    d. verso altre imprese

3. Altri titoli

4. Strumeti finanziari attivi

NB: Le immobilizzazioni vengono inserite all’interno del bilancio aziendale, in particolare nello stato patrimoniale, nella sezione attivo, alla lettera C.

Le immobilizzazioni corrispondono agli investimenti fissi (fixed assets) dell’azienda. Essi possono essere utilizzati dall’azienda durante più esercizi. In questo caso, essi vengono sottoposti ad ammortamento.

Infatti, il costo delle immobilizzazioni, sia materiali, che immateriali, che finanziarie, il cui utilizzo è limitato nel tempo, deve essere sistematicamente ammortizzato. L'ammortamento deve essere svolto nel corso di ogni esercizio in rapporto alla loro residua possibilità di utilizzo. Ed è proprio per questo che le immobilizzazioni devono essere iscritte all’interno dello stato patrimoniale al valore netto delle svalutazioni e degli ammortamenti.

Le immobilizzazioni sono fattori produttivi la cui utilità si manifesta in più cicli produttivi. Per questo il loro costo va altrettanto dipanato nell’arco temporale in cui si applica la loro funzione. Spieghiamoci meglio:

  • svalutazioni: si tratta di qualsiasi perdita di valore dell'immobilizzazione che porta a una diminuzione dell’importo del bilancio al momento in cui viene iscritto nel bilancio aziendale. Ne sono esempio il deterioramento fisico del bene oppure l’obsolescenza;
  • ammortamento: si tratta di un processo ammesso in contabilità che permette di ridurre l’importo e il valore del bene, distribuendolo sull’arco di anni in cui quest’ultimo viene utilizzato.

A questo scopo devono essere sviluppati diversi piani di ammortamento civilistici o fiscali. I piani devono assicurare una ripartizione verosimile e razionale del costo del bene durante il suo periodo di utilità.

  1. Attivo circolante o capitale circolante, equivalente a tutte le disponibilità (non solo liquide) che possono essere messe in circolazione entro 12 mesi dalla chiusura del bilancio d’esercizio. Corrisponde alle disponibilità destinate all’utilizzo e che implicano un impiego temporaneo di liquidità, quali:
    1. Rimanenze: merci in magazzino o materie prime/prodotti finiti in rimanenza;
    2. Crediti:
      1. Esigibili entro l’esercizio successivo:
        1. Crediti verso i clienti;
        2. Cambiali attive;
        3. Credito verso erario per IVA;
        4. Altri crediti a breve termine;
      2. Esigibili entro l’esercizio successivo = a medio/lungo termine;
    3. Attività correnti o attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni (ad esempio: titoli di stato).

L'attivo circolante è costituito dall'insieme di tutti gli investimenti a breve termine realizzati dall’azienda. Si tratta, in particolare, di tutti i beni che non sono destinati a giacere per lungo tempo nell’impresa. Essi, infatti, al contrario delle immobilizzazioni, sono finalizzati a estinguersi in tempi rapidi. Questo significa che essi tendono a essere consumati (rimanenze di materie prime), o venduti (rimanenze di prodotti), o incassati (crediti verso i clienti) nel breve periodo.

  1. Disponibilità liquide:
    1. Conto corrente postale;
    2. Conto corrente bancario;
    3. Cassa assegni;
    4. Valori postali;
    5. Denaro in cassa.

Le disponibilità liquide fanno riferimento alla liquidità aziendale, che si concretizza in denaro e valori di cassa, assegni o depositi bancari e/o postali.

  1. Ratei e risconti attivi, ovvero le entrate relative a esercizi successivi.

I ratei attivi sono proventi che determinano una competenza economica da svilupparsi durante l'esercizio oggetto del bilancio. Essi, tuttavia, possono essere esigibili in esercizi successivi.

I risconti attivi sono, invece, i costi sostenuti durante l’esercizio che, però, sono oggetto di competenza di esercizi successivi.

La sezione del passivo

Contrariamente e complementariamente alla sezione dell’attivo, la sezione delle passività fornisce informazioni sulla provenienza del capitale che ha consentito gli investimenti. Esso fa riferimento alle fonti che hanno consentito l’acquisto delle risorse indicate nella sezione dell’attivo. In altre parole, questa sezione permette di rispondere alla domanda: da dove proviene il denaro che l’impresa ha a sua disposizione?

All’interno dello stato patrimoniale, si situa nel lato destro. Il passivo esprime il valore economico negativo aziendale e trasmette le informazioni suddividendole in cinque macro-classi:

  1. Patrimonio netto o capitale proprio, detto anche mezzi propri, corrispondente al totale delle quote conferite dai soci, compresi eventuali riserve, guadagni o perdite. Si tratta di una sezione la cui importanza è essenziale nello stato patrimoniale, poiché indica la differenza tra le attività e le passività. Esso comprende:
    1. il patrimonio netto iniziale;
    2. l’utile d’esercizio.

Per spiegarci meglio, il patrimonio netto è quella voce dello stato patrimoniale che l’azienda deve consultare quando si trova nel bisogno di avere fondi, al fine di non trovarsi in una situazione di debito.

Il patrimonio netto è costituito dall'insieme di tutti i diritti dei soci nei confronti dell’azienda.

In aggiunta, altri quattri aspetti sono presenti in questa sezione:

  • il capitale sociale: si tratta del denaro provvisto dai soci al momento della creazione dell’azienda;
  • le riserve: sono degli utili provenienti dai soci, su cui l’azienda può contare in caso di bisogno;
  • gli utili da destinare: sono degli utili la cui destinazione non è ancora stata prevista, possono essere distribuite tra i soci oppure essere trasformate in riserve;
  • le perdite in sospeso: si tratta di perdite verificatesi durante l’esercizio corrente o durante un altro esercizio precedente e che devono essere coperte al più presto.
  1. Fondi per rischi e oneri, ovvero le somme erogate per coprire spese già previste. L'ammontare così come la data di sopravvenienza di queste passività rimangono però indeterminati. La loro natura si definisce come determinata, certa o probabile.

I fondi per rischi e oneri descrivono accantonamenti destinati a coprire determinati costi.

  1. Trattamento di fine rapporto (TFR) di lavoro subordinato per dipendenti al termine del loro rapporto di lavoro.

Riporta l’insieme delle somme relative all'indennità di anzianità dei dipendenti al termine della loro carriera. In concreto, rappresenta un debito che l'impresa contrae con i dipendenti stessi.

  1. Debiti nei confronti di terzi, ad esempio: banche, clienti, fornitori, ecc. Questi devono essere suddivisi in base all’esigibilità:
    1. Entro l’esercizio successivo:
      1. Debiti verso i fornitori;
      2. Debiti tributari;
      3. Debiti verso istituti previdenziali.
    2. Oltre l’esercizio successivo:
      1. Mutui passivi;
      2. Altri debiti a medio/lungo termine.

In questa categoria sono elencate tutte le tipologie di finanziamento che stanno avendo luogo al momento della redazione dello stato patrimoniale.

☝ Vanno indicate separatamente le quote con scadenza entro od oltre l'esercizio successivo.

  1. Ratei e risconti passivi, ovvero i costi relativi a esercizi successivi.

I ratei passivi coincidono con costi di competenza dell'esercizio oggetto del bilancio, ma che possono essere pagati in esercizi successivi.

I risconti passivi sono, invece, proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio, che, però, sono di competenza di esercizi successivi.

In conclusione, lo stato patrimoniale costituisce una parte di rilevante importanza all’interno del bilancio d’esercizio. Infatti, esso fornisce molteplici informazioni che permettono di analizzare profondamente l’andamento dell’attività di una azienda e permette di prendere le decisioni opportune a riguardo. Saperlo redigere e interpretare è una competenza che ogni imprenditore o direttore d'azienda deve acquisire al fine di gestire al meglio e in modo ottimale la sua impresa.

Modello da scaricare

Grazie alle nozioni apprese in questo articolo, redarre il tuo stato patrimoniale dovrebbe essere un gioco da ragazzi! Se, però, sei ancora bloccato a livello pratico, perché non sai su che supporto realizzare il tuo stato patrimoniale personale, ti offriamo la possibilità di redigerlo tramite il nostro modello da scaricare!

Modello di stato patrimoniale Excel

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