Come imputare costi e ricavi tramite il principio di cassa
Il principio di cassa è di fondamentale importanza per la dichiarazione dei redditi e per il calcolo del reddito imponibile. Esso, infatti, consiste in uno strumento per la gestione di incassi e pagamenti per la loro imputazione nel bilancio.
Ma cos’è e come funziona questo principio contabile? Scopriamolo insieme in questo articolo!
Cos’è il principio di cassa?
Il regime o principio di cassa è un criterio di imputazione di costi e ricavi in sede di bilancio d’esercizio. Il principio di cassa ha lo scopo di consentire la determinazione del reddito imponibile.
La particolarità del principio di cassa consiste nel determinare l’imputazione dei soli costi e ricavi incassati o pagati durante un esercizio di riferimento (corrispondente all’anno solare). In altri termini, secondo il principio di cassa vengono imputate solamente le registrazioni che hanno subito una manifestazione finanziaria nel corso dello stesso esercizio.
Ad esempio, il principio di cassa include nel calcolo del reddito solo le fatture che hanno determinato un movimento di denaro dimostrabile entro il 31 dicembre dell’anno preso in considerazione.
Principio di cassa vs. principio di competenza
Il principio di cassa si differenzia dal principio di competenza per quel che riguarda il tipo di costi e ricavi da imputare in bilancio. Infatti:
→ il principio di competenza determina l’obbligo di registrare le transazioni relative al periodo d’imposta in cui sono avvenute, indipendentemente dal fatto che ad esse siano corrisposte manifestazioni finanziarie.
→ il principio di cassa, invece, prevede l’obbligo di registrare solo le transazioni relative al periodo d’imposta in cui sono avvenute solo se ad esse sono corrisposte le relative manifestazioni finanziarie.
Per chiunque applichi il principio di competenza, vale il periodo di imposta che include la data in cui la transazione della somma di denaro è avvenuta. Questa può corrispondere a:
- La consegna o la spedizione per i beni mobili;
- La firma del contratto per i beni immobili;
- La maturazione dei corrispettivi per i servizi.
Per chiunque usufruisca del principio di cassa, invece, vale il periodo d’imposta che include il momento dell’incasso effettivo. I ricavi già incassati possono essere una conseguenza di:
- Pagamenti in contanti: in questo caso non si pone alcun problema relativamente alla data in cui inizia ad avere validità la transazione, perché i compensi arrivano al destinatario al momento del trasferimento del danaro.
- Pagamenti tramite assegni, bonifici bancari, carta di credito o debito: conferisce validità la data in cui la somma denaro risulta disponibile sul conto e può essere utilizzata.
Chi può adottare il principio di cassa?
Requisiti e obblighi contabili
Di norma, il principio di cassa viene adottato dai soggetti contabili in regime semplificato, ma possono assumerlo in generale tutti i soggetti professionali che:
- Sono attivi in esercizi di impresa, arti o professioni;
- Nell’anno precedente hanno ottenuto un volume d’affari non superiore a 2 milioni di euro.
👀 Nel caso di avvio di attività, qualcosa i soggetti prevedano di non realizzare un volume d’affari superiore a 2 milioni di euro.
- Svolgono cessioni di beni o prestazioni di servizi imponibili nei confronti di cessionari o committenti nel territorio dello Stato a loro volta attivi in esercizi di impresa, arti o professioni.
☝ Con la nuova Legge di Bilancio è stata inserita la possibilità di applicare il principio di cassa da parte di artigiani, commercianti e, in generale, tutte le piccole partite Iva in contabilità semplificata.
→ L’applicazione del principio di cassa è permesso anche alle imprese minori tramite i registri IVA integrati.
In questo caso, però, è necessario registrare le entrate e le uscite accompagnate dalle rispettive fatture emesse. Inoltre, risulta obbligatorio registrare le spese fuori campo Iva e le fatture che non sono state ancora pagate. Questo caso di applicazione impone anche di registrare le transazioni relative alle fatture non ancora sollevate.
👀 Le informazioni sui ricavi e sulle spese vengono annotate nei registri IVA relativi al periodo d’imposta in cui avvengono gli incassi e i pagamenti.
Possono adottare il principio di cassa anche le cosiddette imprese moniti:
- Le ditte individuali o i lavoratori autonomi con partita Iva,
- Gli enti commerciali,
- Le società di persone
che sono soggette a determinati limiti di fatturato, ovvero:
- 400.000 euro per le imprese che svolgono attività di prestazione di servizi;
- 700.000 euro per le imprese che svolgono altre attività.
Gli obblighi si sviluppano sotto forma di tre alternative per quel che riguarda i registri da tenere:
- I registri degli incassi e dei pagamenti;
- Solo i registri Iva.
👀 In questo caso è necessario operare un’integrazione separata con le indicazioni delle operazioni che non sono soggette alla registrazione ai fini Iva.
- Solo i registri Iva con presunzione di incasso e pagamento.
👀 In questo caso è possibile evitare le annotazioni che riguardano pagamenti ed incassi, ma è necessario annotare le operazioni non soggette alla registrazione ai fini Iva.
Principio di cassa: conviene?
Il principio di cassa può risultare più vantaggioso del principio di competenza, ma perché? Ebbene, come abbiamo visto, il principio di cassa consente di imputare solo i costi e i ricavi che hanno avuto un’effettiva manifestazione finanziaria all’interno dell’esercizio, ovvero nell’anno solare di riferimento.
In questo modo sono considerati solamente i costi e ricavi che sono stati effettivamente oggetto di incasso o di erogazione di denaro, ovvero le transazioni nel periodo di imposta. Questo comporta una semplificazione importante in sede di bilancio.
Il principio di cassa risulta, nel concreto, conveniente per chiunque abbia un’attività commerciale che gli consenta di effettuare degli incassi immediati, ad esempio: attività ristorative, negozi di vendita al dettaglio e boutique, così come attività che prevedono un pagamento progressivo ai fornitori.